sabato 20 luglio 1996

Decorazione anteriore per altare. Cappella di Tale, Shenkoll (Albania), 1996



Decorazione anteriore per altare. Acrilico su tavola (cm 70 x 100). Cappella di Tale, Shenkoll (Lezhe) Albania, 1996

sabato 20 aprile 1996

Un miracolo di luce

 


Inaugurata l’8 giugno’96 presso la Cappella del Centro di Orientamento Vocazionale dei Padri Rogazionisti di Assisi una vetrata istoriata dedicata la Beato Annibale.

Nella costruzione delle grandi cattedrali gotiche niente veniva lasciato al caso: tutto (o quasi) aveva una sua funzione ed un suo significato non solo strutturale ed architettonico ma anche simbolico - religioso. Ad esempio, nel creare una vetrata, si voleva porre mano ad una figurazione altamente decorativa e particolarmente suggestiva, ma, nel contempo, si desiderava far emergere il significato simbolico della trascendenza divina, perché, nella concezione medievale, luci e colori erano interpretati come i soli mezzi visibili che potessero esprimere l’idea di ciò che è invisibile, Dio.

Rispettando le dovute proporzioni, ma volendo rimanere nel solco di questa vetusta quanto nobilissima tradizione, i giovani del Centro di Orientamento Vocazionale Rogazionista di Assisi, hanno realizzato una vetrata dedicata al P. Annibale Di Francia ed al carisma del Rogate. “Cesellata” con la pazienza di un certosino - si direbbe - per la scrupolosità con cui sono stati curati i particolari (infatti è stata portata a compimento nell’arco di più di due anni!), la vetrata è un’opera a più mani. Infatti, sia per quanto riguarda il soggetto che la realizzazione, può vantare una paternità plurima: la composizione ed il disegno sono opera di chi vi scrive mentre la figura principale del P. Annibale (eccetto i lineamenti del volto) e diversi altri elementi facilmente riconoscibili, sono stati tratti dall’arazzo della beatificazione (1990) del maestro Giovanni Hajnal (nel suo curriculum artistico troviamo moltissime vetrate, tra cui, più conosciute, quelle dell’Aula Paolo VI in Vaticano (1971) ed alcune del Duomo di Milano (1954 e 1988). La realizzazione, con colori sintetici a freddo, è opera di due giovani artisti già ospiti del Centro: Nicola Marchese, originario di Catania, con una lunga esperienza di decoratore, e del giovane slovacco Peter Lapos di Fitnice, una città ad alcune centinaia ad est di Bratislava.

Ed ora qualche considerazione sulla composizione della vetrata.

Ritornando alla tradizione figurativa medievale, erano due le funzioni cui doveva assolvere un’opera d’arte: la presentazione dell’immagine sacra, l’icona - oggetto di venerazione e di meditazione -, e la dimostrazione della sacralità dell’immagine stessa - ossia la narrazione dei fatti cui si attribuisce un valore edificante o esemplare -, ad esempio: le storiette laterali della tavola di un santo, le storie bibliche degli affreschi sulle pareti delle navate, ecc. . In tutte le opere d’arte sacra dell’antichità troviamo quindi dosate e bilanciate iconicità e narratività (perdonatemi ...le “parolone”).

Nella vetrata, dipartita quasi fosse un dittico, troviamo così, a sinistra, la figura imponente ma non statica del Beato intento da un lato a reggere un mannello di grano, la “messe” del Signore (presente anche nel tema della cornice, e - molto significativamente - nell’emisfero ai piedi della figura); e dall’altro a offrire un pane ai poveri e derelitti. A destra abbiamo una pergamena su cui è scritta la frase evangelica del Rogate “Rogate ergo Dominum messis ut mittat operarios in messem suam” (cf Matteo 9, 38 e Luca 10, 2). Ed ancore, in basso, mani imploranti in preghiera e, al centro, un turibolo da cui fuoriesce fumo d’incenso, uno dei simboli biblici più belli della preghiera che sale a Dio (cf Salmo 141,2 ed Apocalisse 5, 8; e 8, 4). In alto una colomba in un alone fiammeggiante, figura dello Spirito Santo (cf Matteo 3, 16; Marco 1, 10; Luca 3, 22 e Atti 2, 3) da cui parte un raggio luminoso posandosi sul Padre - quasi a simboleggiare il “carisma” del Rogate “donato”, appunto, dallo Spirito al Fondatore per la Chiesa.

La vetrata del Padre Annibale esprime dunque non solo l’iconicità in tutta la statura storica, morale e spirituale del Beato ma anche ne propone la narrazione di ciò che potremmo definire il cuore, la sintesi e il senso della sua esistenza: il Rogate quale preghiera ed azione. Non mi dilungo su questo argomento se non per affiancarlo ad un episodio che illustra e spiega a meraviglia tutto ciò e che ha attinenza con un’altra e ben più famosa e cara cappella . In una lettera indirizzata al Beato Giacomo Cusmano, nel 1885, il Padre annota che nel quartiere Avignone di Messina, “culla” della sua opera: “...vi è una chiesetta dedicata al Sacro Cuore di Gesù. - e che - ...sulla facciata vi sta scritto: Rogate Dominum Messis. Questo spirito di preghiera, per questo supremo interesse del Sacro Cuore di Gesù, cioè la grazia di avere buoni Operai per la Santa Chiesa, mi sforzo di farlo divenire spirito e vita di quest’opera”[1]. Nella sua opera caritativa ed apostolica il primo impegno assolto dal Beato Annibale, tra i ragazzi e i poveri, è stato quello di farli pregare in obbedienza al Rogate del Cristo.

Per concludere consentitemi una osservazione estetico - etica. Se, come ha scritto il teologo Hurs Von Balthasar [2], un’opera è bella (pulchrum) qualora la verità che vuole trasmettere (verum), sia accompagnata dalla correttezza morale (bonum), la vetrata del Centro Vocazionale di Assisi - nella mente di coloro che l’hanno voluta e realizzata - ha aspirato ad ottenere questo risultato non solo per la pregevolezza della realizzazione artistica quanto anche e soprattutto per il significato/messaggio proposto. E, ne sono sicuro, l’ha raggiunto.

1 T. TUSINO ed., Lettere del Padre, I, p. 37.
2 Cf H. VON BALTHASAR, Gloria. Nello spazio della metafisica, Milano, Ed. Jaca Book, 1977, p. 337 - 348.

Francesco Pignatelli, Un miracolo di luce, in "L'Amico Rog", XVII, 1996, 4, p. 28 - 29