Inserto (1/16) della rivista "Rogate Ergo" 1991
Edizione.
1. BISOGNI ED INQUIETUDINI
2. RISPOSTE E SOLUZIONI?
3. LA MIA RISPOSTA
Brevi indicazioni per la lettura
Il filo rosso che attraversa questo testo non è difficile individuarlo dopo la sua lettura. Ci si è posti come interlocutore un ragazzo/a di oggi, che si suppone abbia già, in genere, un certo impegno nelle attività parrocchiali o qualcosa di simile. Tuttavia come tutti i ragazzi è poco attento, distratto, poco riflessivo, a caccia solo dell'immediato. Pragmatista, cerca spesso ciò che, gli pare, utile; a volte troppo impegnato e sempre distratto da tante sollecitazioni. E' sensibile ai grandi problemi del mondo e dell'uomo ma spesso è insicuro di sè, incerto nelle decisioni a lunga scadenza, soprattutto quelle che lo coinvolgono personalmente. Nella sua ricerca del dare significato alla propria vita nella libertà, si propone l'idea di vocazione come: Vita in tutta la sua interezza, come ideale che prende totalmente la persona, dalle sue radici e la orienta verso la Pienezza.
Si è cercato di variare il genere letterario per renderne più agevole la lettura, che, tuttavia, proponiamo venga seguita da riflessioni e discussioni di gruppo, magari guidate da un animatore: si è notato che più che un discorso compiuto sono queste delle provocazioni, degli stimoli per una più profonda e personale riflessione.
FERMATI...
No, non ti trovi in un supermarket dove puoi scegliere fra tanti prodotti, fra tante chances la più attraente, quella che pensi ti sia più utile.
Non si tratta neppure di programmare, di calcolare: i conti non ti torneranno mai.
Fermati, ad un tratto senti una strana sensazione: sei uscito non solo dal caos artificiale di ogni giorno ma anche da quello dei tuoi pensieri. E' uno strano silenzio: sei solo con te stesso ed avverti un'altra Presenza, la sua...
Fermati, una mano ti tocca la spalla, ti volti c'è Qualcuno che vuole incontrarti: ti sta guardano - fissa i suoi occhi nei tuoi - ti sta amando intensamente, silenziosamente...
Fermati, ascolta la sua voce: tutto tace? no, è una parola sussurrata ma assordante come un grido: è dolce ma come pesa!... Cosa vuole da te il Signore?
MI HAI STUPITO, GESU'...
... sei stato capace di mettermi in crisi, di sconvolgere la mia vita, ma ne avevo proprio bisogno: mi hai toccato il cuore ed ho sentito che le solite amicizie, i soliti libri, i soliti film al cinema non bastano. Ti ho detto: "ma io dopo tutto sono un buon cristiano: guarda quante attività, quante cose facciamo in parrocchia, ma... forse, o senza forse, mi sento come coloro che tu hai visto donare le loro offerte al tempio di Gerusalemme: era molto il loro denaro, ma per i ricchi è sempre superfluo. Quella povera vedova, invece, dando i suoi poveri spiccioli, aveva dato veramente qualcosa di più, aveva dato l'essenziale, tutto ciò che aveva, e ciò vale molto di più.
Sì, Gesù, mi hai stupito... tu non vuoi il molto, vuoi il tutto. Mi vuoi così come sono, con i miei difetti, i miei limiti, le mie ricchezze, i miei talenti, la mia voglia di vivere, e soprattutto la mia capacità di amare.
Ed ora che ti rispondo, sono stupito anche di me stesso: dov'è finita la mia insicurezza, dove sono i miei piccoli tesori a cui ero legati fino a poco fa? Se ripenso alla mia poltrona, al mio stereo, alla mia moto, ai miei piccoli sogni un po' egoisti mi sento troppo stupido fissandoti lassù, su quella croce. Tu mi hai dato tanto, mi hai dato tutto, ti sei dato tutto, mi hai riempito del tuo amore ed io, ora?
La tua luce mi sta trasformando, il tuo aiuto mi dà coraggio. Sto percorrendo la tua strada e tu mi cammini a fianco. Sto imparando ad amare veramente tutti e scopro che il mio cuore è pieno traboccante del tuo amore.
Ti ho aperto la piccola porta del mio cuore e tu l'hai spalancata ed ahi superato le mie attese.
E' bello seguirti!
QUANDO UN CIECO
TI INDICA LA STRADA
Cammino a passo svelto per le vie della mia città. Spira una sottile brezza gelida ma il cielo è sereno, anzi c'è il sole, solo che non scalda...
Cammino a passo svelto: la mia mente è sgombra da pensieri.
E' il pomeriggio di carnevale, siamo alle ultime battute: vedo molti che cercano di divertirsi e stordirsi con scherzi, battute e tanto chiasso... sarà vera felicita'?... ma ciò non mi turba - perchè poi? - mi fa riflettere sul significato della gioia. Cos'è la gioia? Tutto sommato la provavo intimamente anch'io: mi sentivo tranquillo e felice senza aver bisogno di far tanto baccano...
Continuo a camminare, esco dalla piazzetta e, avvertendo una piacevole aria che sa di mare, mi dirigo verso il porto da qui imbocco vicoli e viuzze. Il chiasso de l carnevale non si sente più. Che strano, sembra che io sia saltato in un altro mondo. Un altro scenario: di fronte a me silenzio... impreparato, cerco di capire cosa succede, o, meglio, cosa non succede. In un'atmosfera immobile scorgo, quasi pietrificato qualcuno, un ragazzo sporco e vestito di stracci, seduto sugli scalini di una porta con le ginocchia fra le mani e lo sguardo fisso verso un punto imprecisato... . Qualcosa mi blocca, mi dice di tornar indietro: mi sento come un castello di sabbia che si sbriciola: mi battono i polsi.
- Dài, coraggio, cosa mi mette ora in subbuglio!
Mi avvicino. Lo scalpitio delle mie scarpe attira la sua attenzione: volge lo sguardo verso di me e mi tende la mano.
- Vuoi qualcosa?
Annuisce.
Mi frugo le tasche, afferro pochi spiccioli.
Mi domando: Basteranno? No, è troppo poco, anzi non è niente. Forse non è questo che vuole, non è questo ciò di cui ha bisogno, non è questo ciò che io posso dargli.
- Dove abiti?
- Laggiù, lo vedi quel quartiere?
- Tu le sai le cose di Dio? - gli domando.
- E chi me le insegna?
- Verrò a trovarti!
Che strana promessa...
Da quel giorno si può dire che è cambiata veramente la mia vita: avevo messo la mano in tasca per dare a quel povero cieco pochi spiccioli e invece è stato lui che mi ha dato qualcosa: un cieco che mi ha indicato la strada, la strada dell'amore.
Messina, 16 febbraio 1878
(Da "P. Annibale Di Francia - Pagine di un diario mai scritto...")
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